AISA, Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche, lavora per stare accanto ai malati e si impegna con grande energia per mettere in campo tutti gli strumenti utili a rallentare la malattia: supporta la fisioterapia e promuove la ricerca scientifica oltre a svolgere attività di informazione e sensibilizzazione.
L’Atassia è una malattia grave. AISA, Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche, lavora per stare accanto ai malati e si impegna con grande energia per mettere in campo tutti gli strumenti utili a rallentarla: supporta la fisioterapia e promuove la ricerca scientifica oltre a svolgere attività di informazione e sensibilizzazione.
Il termine deriva dal greco e indica un segno neurologico consistente nella progressiva perdita della coordinazione muscolare che rende difficoltosa l’esecuzione di alcuni movimenti volontari. Il centro della coordinazione dei movimenti muscolari è il cervelletto che elabora gli impulsi portati ai muscoli dal midollo spinale e dai nervi periferici.
La malattia può quindi essere provocata da problemi sia a livello della spina dorsale, sia a livello dei nervi periferici. Essa comporta la perdita di coordinazione tra diversi segmenti corporei, in particolare tronco e capo, tronco e arti. Possono inoltre essere associati altri disturbi quali: movimenti involontari degli arti, del capo o del tronco, lentezza nei movimenti oculari, disturbi nella deglutizione, incontinenza urinaria, problemi della memoria.
L’atassia è il principale sintomo delle cosiddette sindromi atassiche, malattie genetiche rare (in Italia ne sono affette circa 5.000 persone) ed ereditarie come l’atassia teleangectasica, l’atassia di Friedreich e le atassie spinocerebellari. Questa patologia può manifestarsi anche a causa di infezioni virali, encefaliti, lesioni al sistema nervoso centrale o alla spina dorsale, oppure a causa di ingestione o contatto con sostanze tossiche come stupefacenti, alcool, radiazioni.
È una malattia spesso gravemente invalidante, del sistema nervoso centrale, il cui sintomo principale è la progressiva perdita di coordinazione motoria, cioè la perdita della capacità di eseguire un movimento volontario propriamente orientato nella direzione, nella forza e nella coordinazione dei muscoli necessari alla sua corretta esecuzione.
Nell’atassia spinocerebellare di Friedreich si osservano anche alterazioni ossee, in particolare dei piedi e della colonna vertebrale.
Conseguenze del danno neurologico sono inoltre complicazioni cardiache (cardiomiopatia ipertrofica nell’atassia di Friedreich) e broncopolmonari, che possono insorgere in fasi diverse della patologia.
L’età di insorgenza dei primi sintomi atassici è variabile a seconda delle diverse forme: dall’età infantile, per forme quali l’atassia di Friedreich, all’età adulta per altre forme.
All’origine delle sindromi atassiche vi è un’alterazione del DNA in un gene. L’errore del “prodotto genico” (la proteina sintetizzata dal gene) determina a sua volta una lenta e progressiva perdita di funzioni di diverse parti del sistema nervoso centrale.
Le strutture elettive colpite sono il cervelletto (importante per la coordinazione dei movimenti) e il tronco cerebrale (area vicina al cervelletto); gli emisferi cerebrali e il midollo spinale possono essere eventualmente interessati in vario grado, comportando i sintomi differenziati sopra descritti.
Per la diagnosi si attua la cosiddetta manovra di Romberg che consiste nel porre il soggetto eretto con le punte dei piedi unite e con gli occhi chiusi. Nel caso il soggetto oscilli e tenda a cadere si può pensare ad una lesione dei cordoni posteriori o malattie del labirinto dell’orecchio; nel caso in cui oscilli già ad occhi aperti – e non peggiori con la loro chiusura – si può pensare a lesioni cerebellari.
Come tutte le malattie genetiche le sindromi atassiche sono spesso ereditarie (sebbene non manchino casi “sporadici”); esse possono essere trasmesse per via autosomica recessiva, quando entrambi i genitori sono portatori sani del difetto genetico (è il caso dell’atassia di Friedreich), o dominante, nel qual caso è sufficiente che uno solo dei due genitori sia affetto perché nascano figli malati.
Ogni individuo alla nascita riceve due copie del medesimo gene: una da ciascuno dei genitori. Perché si manifestino i sintomi della forma dominante è sufficiente che uno solo di questi due geni risulti malato. Ogni bambino che nasce da un genitore affetto da un’atassia dominante ha perciò statisticamente, il 50% di possibilità di sviluppare la malattia. La prole, qualunque sia il sesso, ha le stesse probabilità di ereditare il gene alterato e quindi di sviluppare l’Atassia.
La percentuale sopra indicata è valida con riferimento all’intera popolazione e non va riferita al singolo nucleo familiare: in una famiglia tutti i figli possono contrarre la patologia, mentre in un’altra tutti i figli possono risultare sani. Se un individuo non eredita un’atassia dominante e non si unisce con una persona affetta dalla malattia genererà figli sani e così le generazioni successive.
Nell’atassia di ritmo recessivo, come l’Atassia di Friedreich, i genitori raramente presentano i sintomi della malattia, ma ciascuno dei due è portatore di un gene recessimo che può causare la patologia in uno dei figli. È necessaria una “doppia dose” del gene alterato, cioè una copia ereditaria da ciascuno dei genitori, per causare una malattia ereditata con modalità recessive. I sintomi dell’atassia recessiva di solito si manifestano nel primo o nel secondo decennio di vita.
Un gene recessivo può essere “silente” e passare di generazione in generazione, fino a quando due persone, che possiedono lo stesso gene alterato generano dei figli. I bambini di genitori portatori di geni recessivi hanno, sempre da un punto di vista statistico, le seguenti probabilità di ereditare la malattia:
• 25% di possibilità di non avere la malattia;
• 50% di possibilità di essere un portatore senza manifestare alcun sintomo;
• 25% di possibilità di contrarre la malattia.
Queste percentuali sono valide solo nel caso in cui entrambi i genitori siano portatori sani di un’atassia recessiva (non ne manifestano i sintomi). Cambiano notevolmente se l’unione avviene tra una persona malata e una sana o tra due persone malate.
Non esiste ancora una cura definitiva, ma diversi trattamenti possono migliorare la qualità della vita dei pazienti.
• Terapia farmacologica: farmaci sintomatici per ridurre rigidità muscolare, tremori e disturbi dell’umore.
• Riabilitazione: fisioterapia e terapia occupazionale per mantenere forza ed equilibrio.
• Logopedia: supporto per migliorare la comunicazione.
• Sostegno psicologico: fondamentale per affrontare la malattia.
Un approccio multidisciplinare è essenziale per garantire il miglior supporto possibile.
Scopri di più nell’articolo dedicato della Dottoressa Valeria Gioiosa e del Professore Carlo Casali.
Per l’Atassia di Friedreich finora le sole terapie disponibili prevedevano la somministrazione di farmaci e integratori antiossidanti e una costante fisioterapia, oggi esiste una nuova opzione terapeutica: l’omaveloxolone. Sviluppato negli Stati Uniti e approvato dalla Fda americana nel 2023 e dall’europea Ema a febbraio 2024, omaveloxolone è stato recentemente inserito da AIFA per l ‘utilizzo in regime di 648, con l’indicazione per soggetti sopra i 16 anni.
Le sedute di riabilitazione giocano un ruolo fondamentale per migliorare la qualità della vita della persona colpita da sindrome atassica.
Aisa mette in campo tutti gli strumenti necessari per supportare i pazienti e le loro famiglie, anche nel campo della fisioterapia, ad esempio sostenendo le spese e fornendo supporto continuo.
Aisa da sempre si impegna a fornire un sostegno ai malati di Atassia. Migliorare la qualità della vita della persona colpita da sindrome atassica è ciò che più ci sta a cuore. Dona per sostenere Aisa, con il tuo aiuto possiamo fare molto di più!
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