L’Atassia di Friedreich è infatti una malattia neurodegenerativa causata dall‘espansione della tripletta GAA nel primo introne del gene FXN, che provoca una riduzione dei livelli di fratassina fino al 20% rispetto a un soggetto sano. La fratassina è una proteina mitocondriale a funzione non completamente nota, che si ritiene avere un ruolo fondamentale per la protezione della cellula contro lo stress ossidativo. Il DMF è un farmaco già utilizzato nella pratica clinica al dosaggio di 240 mg/BID nel trattamento della sclerosi multipla e della psoriasi. La sua scelta per il nostro trial è dovuta al fatto che ha dimostrato in vitro e in vivo di poter attivare le difese antiossidanti mitocondriali contro il danno dei radicali liberi dell’ossigeno, di incrementare la biogenesi mitocondriale e di poter indurre un aumento della trascrizione del gene FXN, evidenza ottenuta da uno studio esplorativo condotto presso il nostro centro nei pazienti con sclerosi multipla in terapia con questo farmaco.
Questi meccanismi ci hanno portato a ipotizzare che il DMF possa avere un ruolo terapeutico anche nell’Atassia di Friedreich (FRDA). I pazienti arruolati nello studio dovevano presentare come criteri di inclusione diagnosi genetica di FRDA con espansione omozigote GAA, età ≥12 anni e <70 anni, peso ≥30 Kg, essere capaci di esprimere il consenso informato e non presentare patologie o terapie mediche in atto che avrebbero potuto interferire con i risultati dello studio o porre il paziente in una condizione clinica di rischio.
Lo studio si è articolato in due fasi, la prima è la core phase, della durata di 12 settimane, in cui i 40 pazienti arruolati sono stati randomizzati in un rapporto 1:1 per ricevere farmaco o placebo, con stratificazione in base al numero di triplette ≥ o < di 635. Sono state effettuate visite di controllo a 1, 4, 8 e 12 settimane, in cui si è effettuata contabilità delle compresse assunte, monitoraggio di eventuali eventi avversi, analisi di laboratorio di controllo, visite cardiovascolari e valutazioni neurologiche tramite l’uso di scale cliniche specifiche. La fase successiva è stata quella di extension phase, della durata di 12 settimane, in cui tutti i pazienti hanno assunto il farmaco, e decorsa con le stesse modalità di monitoraggio a 1, 4 e 12 settimane. I risultati principali dello studio saranno pubblicati intorno Gennaio 2025.
Lo studio ha monitorato attentamente gli effetti collaterali del trattamento e i più comuni sono stati flushing e disturbi gastrointestinali, soprattutto nelle fasi iniziali di assunzione del farmaco, andati poi incontro a spontanea risoluzione. Ci sono stati 7 eventi avversi severi, 3 dei quali indipendenti dal farmaco, gli altri invece verosimilmente correlati sono stati linfopenia, ipereosinofilia e ipertransaminasemia. Nove pazienti hanno invece deciso di interrompere lo studio, otto per non tolleranza al farmaco e uno per scelta personale. Alla luce di tali dati potrebbe essere considerata l’ipotesi di titolare più lentamente il farmaco qualora venisse approvato nella pratica clinica con questa indicazione. In conclusione, in attesa dei risultati dello studio, il DMF potrebbe rappresentare una nuova opzione nella terapia dell’Atassia di Friedreich, offrendo la possibilità di agire sui suoi deficit biologici e rallentare la progressione della malattia.